Tutti i segreti per una ricarica USB veloce

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© nextpit

Batteria, oh batteria! Perché duri così poco? Il perché lo sappiamo benissimo e conosciamo anche parecchi trucchi per spremerla fino all’ultimo milliampere e guadagnare qualche ora, ma nessuno sa come creare batterie più performanti a parità di dimensioni e prezzo. Purtroppo in questo articolo non troverete la risposta, anche perché se lo sapessi non starei qui a dirvelo, ma affronteremo il problema dal lato opposto: come caricare velocemente la batteria? Scopriamo tutti i segreti!

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Sveliamo tutti i segreti per una carica veloce! / © ANDROIDPIT

Introduzione

Come prima cosa, per capire come intervenire e velocizzare la ricarica della batteria bisogna sapere cosa si nasconde dietro il gesto di tutti i giorni. Nel momento in cui collegate il vostro smartphone alla presa USB del caricabatterie entrano in gioco tre elementi fondamentali: la tecnologia interna del dispositivo, la tecnologia del caricabatterie e il tipo di cavo USB.

È proprio la combinazione di questi tre elementi che determina la velocità con la quale il vostro dispositivo verrà caricato. Facendo una metafora potremmo definire le tecnologia del dispositivo come il “foro” di una bottiglia, il caricabatterie come il rubinetto da cui arriva l’acqua ed il cavo USB come la manopola dell’acqua.

Tecnologia del dispositivo

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La batteria del Galaxy Note 4! / © ANDROIDPIT

Naturalmente, non potrete cambiare questo aspetto se non acquistando un altro dispositivo, tuttavia è indispensabile sapere fino a quanto ci si può spingere con il proprio dispositivo prima di acquistare inutilmente cavi USB o caricabatterie. Questo perché, a prescindere da come lo carichiamo, è la tecnologia interna al nostro smartphone, implementata dal produttore, che determina la quantità massima di carica che può arrivare alla batteria, nonché ovviamente alle caratteristiche della batterie (un’altra ragione per cui è meglio acquistare batterie originali).

Per fare un esempio, attualmente si parla molto della tecnologia Quick Charge (ricarica rapida) 2.0 di Qualcomm, con la quale è possibile raggiungere metà carica in una trentina di minuti e la carica completa in un’ora e mezza. Tale tecnologia deve essere implementata nel proprio dispositivo per poterla usare, non basta acquistare il caricabatterie adeguato (in questo caso, certificato da Qualcomm). Per sapere se eventuali tecnologie “speciali” di ricarica sono integrate nel proprio dispositivo, basta cercare sul sito del produttore.

Naturalmente, anche senza Quick Charge, in ogni dispositivo esiste una tecnologia che impone un limite di corrente che può passare. Scavando più in profondità scopriremo che è il kernel a gestire tale limite e infatti, ottenendo i permessi di root e flashando un custom kernel appropriato, esistono applicazioni o comandi da terminale che riescono ad attivare la funzione “ricarica veloce”, aumentando il limite di milliampere. Attenzione: aumentare troppo questo valore può danneggiare la batteria e, in casi estremi, farla “scoppiare” (non in stile Hiroshima, ma in modo comunque pericoloso).

Caricabatterie

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Motorola Turbo Charger. / © Motorola

Una volta capito fino a che punto ci possiamo spingere con il nostro dispositivo, non ci resta che utilizzare una caricabatterie in grado di fornire la massima potenza in termini di volt e ampere. Nel caso in cui disponiate della tecnologia Quick Charge, presente ad esempio nel Note 4, è inutile utilizzare i vecchi caricabatterie che usavate prima. Assieme alla confezione del telefono, troverete un caricabatterie speciale con un output adeguato al dispositivo, nel caso del Motorola Droid Turbo avremo tra le mani un caricabatterie adattivo che può fornire 5V o 9V a 1.6A e 12V a 1.2A.

Questo discorso vale per tutti i dispositivi: normalmente assieme allo smartphone troverete un caricabatterie in grado di fare il suo lavoro al meglio, tuttavia non possiamo esserne certi se acquistiamo smartphone usati, da rivenditori scorretti o di marche sconosciute (ad esempio gli infiniti brand cinesi). Inoltre è da citare il caso di smartphone del 2014 come il Moto X e l’HTC One M8 con tecnologia Quick Charge, ma che sono stati venduti prima ancora che fossero disponibili caricabatterie in grado di sfruttare questa funzione (che tra l’altro anche adesso non è pienamente sfruttata. In futuro ne vedremo delle belle, NdR).

Il massimo output attualmente supportato da caricabatterie per dispositivi senza Quick Charge è di 5V a 2.1A. Per la cronaca, maggiore è il valore di ampere e più veloce sarà la ricarica: se carico una batteria da 2000mAh con un caricabatterie da 500mA ci metterò 4 ore, con 1A 2 ore e con 2A 1 ora (teoricamente e presupponendo che la tecnologia del dispositivo sia in grado di ricevere fino a 2A).

Tipo di cavo USB

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Non fare di tutti i cavi USB un fascio! / © ANDROIDPIT

Ed ecco la principale causa delle enormi attese prima di trovare lo smartphone carico: il cavo USB! (Naturalmente se il vostro caricabatterie prevede un’uscita USB e non ha il filo integrato). Se qualcuno fa attenzione al caricabatterie e in pochi alla tecnologia del proprio dispositivo, quasi nessuno da importanza alla qualità del cavo USB. Sebbene sembrino tutti uguali, i cavi USB si distinguono in tre macro categorie:

  • USB 1.0: permettono un massimo di 150mA in uscita.
  • USB 2.0: permettono un massimo di 500mA in uscita.
  • USB 3.0: permettono un massimo di 900mA in uscita.

Confondersi con un cavo USB 3.0 è difficile, ma usare un vecchio cavo USB 1.0 non è così assurdo. Già solo con quell’errore rallenterete la carica del 70% o molto, molto di più. Dovete sapere che i cavi USB 2.0, così come quelli 3.0, non sono uguali tra di loro, ma si differenziano dalle specifiche tecniche:

  • Standard downstream port (SDP): questo è il cavo USB 2.0 standard dei PC, in grado di supportare fino a 500 mA.
  • Charging downstream port (CDP): tecnologia in grado di arrivare fino a 1500mA, arrivata nel 2007 con l’USB Battery Charging Specification versione 1.1 e perfezionata con la versione 1.2.
  • Dedicated charging port (DCP): uguale a CDP, ma può essere usato solo per caricare (non funziona come cavo di trasferimento dati).
  • USB Power Delivery (PD): una tecnologia del 2012 creata con l’intento di caricare con lo stesso cavo dispositivi che richiedono diverse quantità di energia. A seconda del profilo utilizzato, supporta fino ad un massimo di 5A e 20V. I cavi USB 3.1 supportano già la versione 2.0 di questa tecnologia.

Anche in questo caso valgono le stesse considerazioni dei caricabatterie: generalmente quelli forniti dai produttori sono i migliori per il vostro dispositivo. Evitate di utilizzare cavi USB qualsiasi per caricare il vostro smartphone dato che indifferentemente dalla sua tecnologia e di quella del caricabatterie, il cavo USB limita la quantità di corrente. Se per qualsiasi ragione voleste comprare un cavo USB, magari perché il vostro si è danneggiato o ne volete uno più lungo, cercate il limite massimo di mA in uscita!

Come avrete capito, ogni elemento è fondamentale per massimizzare la ricarica dei nostri smartphone e sono tutti legati tra di loro: tornando alla metafora iniziale, anche se avete una bottiglia che riesce a far passare molta acqua (dispositivo con Quick Charge) e un rubinetto gigante (caricabatterie adattivo/con output elevato) è inutile se avete la manopola girata al minimo (cavo USB scarso, SDP). Parallelamente, non otterrete miglioramenti comprando caricabatterie e cavi USB avanzati, senza un dispositivo che li supporti!

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Mattia Mercato

Mattia Mercato
Redattore Freelance

Appassionato di informatica e videogiochi fin da bambino, adesso coltiva la sua passione sviluppando app e giochi Android. Il suo profondo interesse per Android spazia dalle caratteristiche hardware dei cellulari alle varie procedure di rooting e unbrick / risoluzione problemi, dal provare le ultime applicazioni allo studio della programmazione.

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2 Commenti
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  • 3
    Manu92 15 gen 2016 Link al commento

    Complimenti ottimo articolo.
    Tuttavia credo ci siano delle imprecisioni sulla parte relativa alla tipologia di cavi USB, nell' articolo c'è scritto che un cavo USB 2.0 permette un'uscita massima di 500mA, ciò è vero ma è vero solo perchè la "porta" USB 2.0 a cui si collega supporta al massimo 500mA di uscita, l'uscita massima in mA non dipende dal cavo ma bensì dallo standard USB della "porta" a cui questo cavo si connette;
    Altrimenti, se il cavo Micro-B (USB 2.0) supportasse al massimo 900mA in uscita, non avrebbe senso comprare caricatori superiori ai 900mA di output.
    Se non sbaglio, un cavo USB non ha limiti in mA in uscita, solo le porte USB hanno dei limiti di V e mA in uscita.
    Inoltre anche gli altri standard come SDP, CDP, DCP e PD sono riferiti alle "porte" USB e non ai cavi USB:

    Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/USB#Charging_ports


    • Carolina Nicotera 1
      Carolina Nicotera 28 feb 2016 Link al commento

      Nei cavi usb è fondamentale controllare la classificazione AWG. Consiglio cavi da AWG18 per stare sul sicuro (più piccolo è il numero maggiore è la sezione del cavo quindi passa più corrente e/o c'è meno caduta di tensione dai capi del filo).