Che fine ha fatto Project Treble?

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© nextpit by Irina Efremova

Durante il Google I/O del 2017, il gigante delle ricerche con sede a Mountain View ha annunciato Android Oreo e con esso il cosiddetto Project Treble. Tale struttura del sistema, pensata per migliorare la velocità di aggiornamento degli smartphone da parte dei produttori, è diventata obbligatoria per i nuovi dispositivi Android e ora Google sembra voler fare un ulteriore passo avanti grazie alla funzione APEX scoperta nell'AOSP. Ma Project Treble è davvero servito a qualcosa?

Project Treble è arrivato nel mondo Android accendendo le speranze di tutti gli utenti per l'arrivo di aggiornamenti più rapidi sugli smartphone. Come ben sappiamo, la frammentazione nel mondo Android è un problema più che grave. Tutti gli smartphone lanciati sul mercato che montano Android 8.0 o successivi sono obbligati ad implementare questo sistema che permette agli OEM di aggiornare il sistema indipendentemente dai driver sottostanti rilasciati dai produttori di chip. Tali driver venivano infatti spesso aggiornati in ritardo o non aggiornati affatto, rallentando la diffusione delle nuove versioni di Android.

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Ecco mostrato a grandi linee come funziona Project Treble. / © Google

Treble non ha fatto differenza per gli utenti

Siamo sinceri, per quanto si possa apprezzare lo sforzo di Google con Project Treble per gli utenti finali non ha fatto molta differenza. A distanza di più di un anno e a tre mesi (abbondanti) dal rilascio di Android 9.0 Pie, sembra che Project Treble non abbia fatto molta differenza.

Pie rappresenta ancora solo una trascurabile fetta nel grafico della frammentazione e i produttori sembrano ancora in difficoltà a consegnare gli aggiornamenti sugli smartphone. Perfino per i top di gamma, che solitamente ricevono il supporto migliore, la situazione è ancora disastrosa. Questa è la prova di come a rallentare le cose siano le personalizzazioni degli OEM e non solo il supporto dei driver per l'hardware.

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In foto: io che penso agli aggiornamenti di sistema sugli smartphone Samsung. / © NextPit

APEX: l'ennesimo tentativo di migliorare le cose

Sembra che Google abbia finalmente capito che risolvere il problema della frammentazione debba essere una priorità e si prepara a presentare l'ennesima soluzione. Nel codice AOSP è stato scovato infatti APEX: un ulteriore passo verso la separazione di Android dal software dei produttori di terze parti. Il nome APEX era stato notato per la prima volta dallo sviluppatore di Lawnchair lo scorso anno e ulteriori dettagli sono stati pubblicati su Reddit da AmirZ, famoso per il suo Rootless (Pixel) Launcher.

Sembra che APEX funzioni in maniera molto simile a Magisk, il software per ottenere i permessi di root su Android. APEX separerebbe alcune parti del sistema Android (come ad esempio le personalizzazioni dei produttori) in cartelle separate dalla partizione di sistema, cartelle che verrebbero montate all'avvio del sistema. In questo modo il cuore di Android potrebbe essere aggiornato indipendentemente sia dal supporto dei produttori di chip, sia dagli OEM e dalle loro skin personalizzate velocizzando ancora di più gli aggiornamenti che potrebbero essere inviati direttamente da Google (utopisticamente parlando).

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Android, come tutti i software complessi, richiede di essere diviso in moduli per una migliore gestione. / © Android

Non aspettatevi miracoli o rimarrete delusi

Chi non si aspetta nulla non rimarrà mai deluso, giusto? Per prima cosa questa soluzione è stata notata nel codice Open Source di Android ma non è detto venga implementata nemmeno in tempo per il rilascio di Android Q. Inoltre, come tutti gli sforzi di Google per la diminuzione della frammentazione, rimarrà solo uno strumento in mano agli OEM. Starà a loro decidere se utilizzarlo al meglio o no per garantire rapidi aggiornamenti e, se la storia ci ha insegnato qualcosa, non penso farà una grossa differenza.

Google dovrebbe imporre ai produttori un tempo massimo per il rilascio degli aggiornamenti oltre all'obbligatorio supporto di due anni di aggiornamenti del sistema. Senza queste imposizioni alcuni produttori impiegano anche più di un anno per l'aggiornamento di modelli già immessi sul mercato, probabilmente per spingere gli utenti che vogliono uno smartphone sempre aggiornato ad acquistare nuovi dispositivi con maggiore frequenza, a differenza di Apple che al momento ha già aggiornato ad iOS 12 tutti i suoi dispositivi fino all'ormai vetusto iPhone 5S.

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Com'è che iPhone 5S è aggiornato all'ultima versione di iOS mentre alcuni S7 ancora non hanno ricevuto Oreo? / © NextPit

L'unico modo per ricevere aggiornamenti così velocemente nel mondo Android è quello di acquistare un Pixel, ma il supporto non si estende così a lungo. Basti pensare che nessun Nexus è più supportato ufficialmente e l'ultimo smartphone è stato annunciato solamente 3 anni fa con il rilascio di Nexus 6P. Nemmeno Android One e Android Go sembrano aver migliorato la situazione, il che è frustrante viste tutte le promesse fatte da Big G e dagli OEM.

Staremo a vedere quali saranno gli sviluppi riguardo APEX nella speranza di un miracolo ma non aspettatevi che la rivoluzione arrivi dal giorno alla notte, Google ha ancora moltissima strada da fare...

Fonte: The Verge

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  • Simone Costi 21
    Simone Costi 10 nov 2018 Link al commento

    Google dovrebbe obbligare i produttori a fornire almeno 3 o 4 anni di aggiornamenti di sistema, secondo me. iPhone 5S è aggiornato ad iOS 12, mentre i top di gamma Android di quell’ anno non hanno Android 9...

    Luca Zaninello