Cinque motivi per cui l’evento Pixel ci ha deluso

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Le aspettative sull’evento Pixel del 4 ottobre erano alte. Big G ci ha fatto passare momenti elettrizzanti, per esempio quando ha presentato gli smartphone Pixel e Pixel XL - seppur molto cari - ed altri meno. E le delusioni non riguardano solamente il prezzo dei cellulari: Google avrebbe dovuto risolvere diversi problemi innovandosi, ma non lo ha fatto. Quindi qual è il vero significato, per Google e per noi utenti, del lancio dei Pixel?

Samsung è la sola a produrre vere punte di diamante

Google, con gli smartphone Pixel, ha sicuramente presentato due dispositivi potenti e di alta gamma: lavorazione d’alta qualità, buone performance, ottima fotocamera e aggiornamenti "in tempo reale". Ma i punti di forza sono pochi. Senza dubbio Google Assistant è una feature avvincente, ma basta a giustificare un prezzo superiore ai 700 euro?

Ne dubito, perché anche se Google riuscisse ad avvicinarsi, soprattutto grazie alla fotocamera, al Samsung Galaxy S7 (Edge) e al Note 7, questi smartphone rimangono comunque una spanna avanti. Malgrado il Note 7 non sia motivo di vanto per la casa sudcoreana, i problemi della batteria rimangono pur sempre risolvibili e nel complesso il device raccoglie più funzionalità e costa meno di entrambi i Pixel. Basti pensare al pennino da utilizzare con l'app dedicata, alla certificazione d'impermeabilità, allo slot della microSD e al display Always-On. E il design? Senza dubbio più elegante.

Google dichiara guerra ai brand impugnando Assistance

Hiroshi Lockheimer ha parlato dell’evento Pixel per settimane annunciando, con un tweet, che sarebbe stato un avvenimento rivoluzionario. Ma a quale rivoluzione si riferiva? Perché ce lo ricoderemo per gli anni a venire? Si riferiva forse alla dichiarazione di Sundar Pichai sull’ Artificial Intelligence First che soppianta il Mobile First? L’Assistant è di fatto l'unica innovazione di punta proposta da Google per l’autunno 2016.

Cosa significa quindi “AI First”? Vuol dire meno lavoro per noi, di fatto. Se oggi apriamo Google Calendar per segnare un appuntamento da ricordare in seguito, WhatsApp per inviare un messaggio, TripAdvisor per prenotare un tavolo per cena, domani Google Assistant si prenderà carico di tutto questo grazie ad un comando vocale.

Mobile First vuole anche dire che si possono aprire le pagine web con uno sguardo allo smartphone - ma questa feature può essere alla portata di diversi sviluppatori.“AI First”, al contrario, è una caratteristica di Google ma con pochi punti di accesso: Allo, Google Home, oppure uno smartphone Pixel. E cosa succede a chi non vuole integrare questo servizio nel proprio device? AI First non dà via d'uscita. Questo vuol dire che Google ha un potere enorme su tutte le informazioni immagazzinate dai servizi che offre, tra cui Assistant. E la protezione dei dati? Colpita e affondata, in un mare di algoritmi e funzioni a noi sconosciute. Ovviamente tutto ciò riguarda anche Alexa di Amazon, Cortana di Microsoft e Siri di Apple.

Google in modalità panico: l’Assistant non convince

Anche volendo tralasciare i Pixel, l’Assistant potrebbe entrare nelle nostre vite grazie a Google Home. Ma ricordiamoci che Mountain View non è la prima azienda a produrre assistenti virtuali: Amazon ci ha rapiti con Alexa e a settembre ci ha sorpresi con un nuovo Echo, per ora disponibile sul suolo europeo in Germania e Inghilterra.

L’Echo di Amazon supera Google Assistant: la voce di Alexa è più naturale, almeno per quanto ascoltato nel confronto Echo-Home. Google Home non necessita di alcun riconoscimento vocale ma Echo individua un ordine proveniente anche da diverse persone senza bisogno di previa identificazione. Se il riconoscimento vocale di Android è abbastanza accurato, quello di Amazon è meticoloso.

Insomma è come se Google non sia riuscito a sfruttare la montagna di dati che ha a disposizione: il prodotto offerto da Amazon è superiore. E Apple? Cupertino si dichiara baluardo della protezione dei dati personali ma con il Differential Privacy riesce a raccogliere più informazioni di prima per soddisfare la fame di Siri e le voglie dei propri clienti. L'intelligenza artificiale made in Google è sì un vanto, ma fine a se stesso.

Google App: che caos!

Rick Osterloh, capo della sezione hardware di Google, aveva l'incarico di portare a termine Project Ara, piano ambizioso ma destinato al fallimento e infatti sospeso lo scorso settembre. Non potendo più puntare su uno smartphone interamente personalizzabile, anche esteriormente, Osterloh ha espresso la propria creatività sui nomi delle sfumature dei Pixel: "Very Silver" (molto argento), "Quite Black" (abbastanza nero) e "Really Blue" (molto blu).

Tralasciando i commenti sull'hardware, viriamo sul software. Google non ha risolto l'attuale caos dovuto alla moltitudine di app presenti - a volte necessarie - sui nostri device, basti pensare a tutte le applicazioni di messaggistica sul mercato. Altri servizi come Google Docs, Gmail e Google Foto dimostrano però che gli sviluppatori sono in grado di produrre anche altro, di ben più organizzato.

Allo è sul filo del rasoio

Due settimane fa è finalmente arrivato Google Allo e con questo servizio di messaggistica istantanea ci si è imbattuti per la prima volta in Google Assistant. Mi sapete dire un'altra peculiarità dei telefoni Pixel? Ah giusto, sempre lei, l’Assistant. Non sarebbe stato meglio dedicare maggiore attenzione anche alla nuova app che vorebbe entrare in diretta concorrenza con WhatsApp? No, Google nel corso della presentazione dei Pixel ha invece menzionato più volte Google Duo e raramente Allo.

Se Google avesse voluto presentare Assistant come esclusiva dei Pixel durante l’evento del 4 ottobre, avrebbe dovuto dare ad Allo maggiore risalto. Nonostante l'app sia preinstallata sui Pixel, sta già perdendo terreno, soprattutto dopo aver visto che i numeri di download si stanno abbassando. L’evento Pixel ha rafforzato la mia opinione riguardo al fatto che Allo dovrebbe avere una posizione di maggiore rilievo e che Duo, al contrario, non ha il potenziale per essere una vera sorpresa.

Qual è stato il vostro stato d'animo dopo aver seguito l’evento Pixel? Scrivetecelo nei commenti!

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Hans-Georg Kluge

Hans-Georg Kluge
Redattore

Hans-Georg scrive di app, hardware e altri temi legati allu0027universo Android. Eu0027 un felice possessore di Samsung Galaxy S7 ma si diverte anche con un iPad in mano!

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3 Commenti
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  • 9
    Francesca M 18 ott 2016 Link al commento

    E' uscito da poco e già delude ?


  • 42
    Dommy Dsd 9 ott 2016 Link al commento

    Avere queste domande dicotomiche non aiuta molto a venire a capo della questione. Al First potrebbe essere utile per sostituire il potere che attualmente ha Google grazie agli account qualora dovesse essere sostituito Android. Ma chi puà crederci veramente ? E la sicurezza dei nostri dati ? Sicuro che con quello che accade e che sentiamo ogni giorno, i nostri dati non siano già da tempo in possesso di qualcuno ? Bisogna capire se Pixel deluderà gli utenti, in questo caso Google avrà fatto male i conti ma queste risposte le darà il mercato tra qualche mese. Se Dio vorrà vedremo :)

    Francesco OttettiFrancescofederico


  • Alfonso Falcone 18
    Alfonso Falcone 8 ott 2016 Link al commento

    Il concetto base è stato dimenticato, dare uno smartphone serio a prezzo contenuto per far girare soldi . Mi viene da pensare a quanto soldi farebbero con il dopo vendita dello smartphone, app, pubblicità e via dicendo, pr combattere in questo mercato non solo si devono fare device ottimi ma anche esssere aggressivi con un buon prezzo, samsung solo a l inizio è proibitiva ma dopo un po' i suoi top li svende e rimangono top rispetto a tanti altri top più odierni. Il mio note4 è la prova viventei non lo cambierei manco se me lo regalano un altro, ottimo sotto molti punti di vista, e il prezzo oggi piccolo. I nexusus mi piacciono perché liberi ta tanti blotware ma se va avanti cosi pixel ne sarà piena e perderà la mia attrazione

    Francesco Ottettifederico

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