L'MP3 è morto: un flashback su questa grande rivoluzione tecnologica

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È ufficiale. Il sostegno del creatore del formato MP3, il Fraunhofer Institute for Integrated Circuits, è stato interrotto. Il formato audio, che negli ultimi anni veniva letteralmente tenuto in vita a oltranza, può finalmente riposare in pace e fare spazio ai suoi successori. Con l'occasione abbiamo pensato sia doveroso ripercorrere le origini dell'MP3 e scoprire le tecnologie che lo sostituiranno.

Il formato MPEG-1 Layer III - più  conosciuto col nome di MP3 (e non MPEG3) - ha notevolmente rivoluzionato il modo in cui veniva ascoltata la musica negli anni '90 e 2000. Il formato ha sconvolto parecchio la vita dei CD e ha costretto l'industria musicale a una necessaria evoluzione.

I ricercatori di Erlangen e Norimberga, in Germania, erano riusciti a sviluppare un nuovo metodo di compressione che, in parole povere, permetteva di comprimere quantità di dati più pesanti a scapito di un piccolo deterioramento della qualità. Anche se originariamente è stato sviluppato nel 1983, il formato MP3 come l'abbiamo conosciuto noi ha visto la luce nel 1995, dopo che i ricercatori del Fraunhofer Institute hanno scelto di standardizzare il nome dell'estensione del file .bit in .mp3.

Oggigiorno, anche se il formato mp3 è davvero una rivoluzione, si deve riconoscere che la qualità e il suono di un lettore MP3 a 128 kbit/s è tremenda. Adesso che l'accordo tra Technicolor e il Fraunhofer Institut sul formato MP3 non esiste più, anche il supporto ufficiale a questo formato è definitivamente morto. Ma andiamo a ritroso e vediamo come'è iniziato il tutto.

Il sogno della condivisione dei file, il peggior incubo dell'industria musicale

Alla fine degli anni '90 chi disponeva di una connessione internet ha potuto provare la gioia di sperimentare le meraviglie di internet (pensate ad AOL, ai CD e al nostalgico suono prodotto dai modem). La velocità di connessione pari a 7 Kbps rendeva ogni download lungo un'eternità, ma quando lo si portava a termine generava una sensazione di appagamento che oggi fa venire il sorriso sulle labbra. Da adolescente quale ero non mi facevo fermare dalla bassa velocità ma al contrario continuavo a scaricare all'impazzata.

All'epoca non c'erano vere leggi contro il file sharing e quelle esistenti erano così vaghe che si instaurò facilmente una zona grigia legale. Quindi per me era una delizia scaricare su Kazaa, Napster e WinMX. Una canzone con un formato MP3 a 128 Kbps aveva una dimensione di circa 4/5MB e quindi all'epoca ogni download prendeva circa 5 minuti. Chi condivideva i file ed i programmi per il download decise così di aggiornare la propria tecnologia. Si era arrivati al punto in cui si poteva scaricare una canzone e suonarla allo stesso tempo. La parola streaming non era ancora diventata onnipresente, ma l'esperienza già esprimeva quel concetto. 

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Napster non è quello che sarebbe dovuto essere. © NextPit

Una volta scaricate le canzoni dovevamo salvarle sul nostro lettore MP3 da 128MB e così potevamo ascoltare musica per circa due ore, che fosse per strada andando a scuola, durante la pausa pranzo o sulla via del ritorno. Le batterie AAA, in dotazione con questi lettori MP3, spesso duravano appena per tre volte.

E poi arrivò iTunes

Ad un certo punto sono però state introdotte leggi efficaci (e più severe) contro il download illegale. Ma gli utenti volevano ancora accedere facilmente alla musica soprattutto dopo che la velocità della connessione internet era notevolmente migliorata potendo così scaricare un intero album in meno di dieci minuti.

L'iTunes Store entrò in campo proprio quando Napster lo lasciò: eravamo ancora una volta in grado di scaricare canzoni. La novità, in questo caso, era il prezzo da pagare per avere musica legalmente, come se la comprassimo in un negozio di dischi. Sembrava che nessuno, eccetto Steve Jobs, si fosse reso conto che le persone erano effettivamente disposte a pagare per scaricare musica. 

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L'iPod è stato il re dei lettori MP3. © NextPit

L'MP3 era già morto quando è comparso iTunes 

iTunes è stato lanciato con il formato MP4. Il nuovo formato compresso di file usava il codec AAC che utilizziamo ancora oggi. Questo si basa su nuovi metodi di psicoacustica che si dice siano più vicini a quelli originali. Il formato MP3 venne già considerato obsoleto ma continuava ad essere utilizzato insieme al nuovo formato MP4.

Il CD ha continuato ad esistere fianco a fianco con l'MP3 e l'MP4. Il ripping del CD (vale a dire l'estrazione audio dei file contenuti in esso) era legale se fatto a scopi personali. iTunes non ha fatto altro che facilitare questa procedura. A seguire sono stati ideati nuovi strumenti tra cui quello per convertire i CD in file digitali.

Se date un'occhiata alla documentazione della open source FFmpeg transcodificateur, questa raccomanda codec di compressione audio nel seguente ordine (a partire dalla migliore qualità): Opus> Vorbis> = AAC> MP3> AC3 => MP2> WMA. I dispositivi Android, nativamente, possono riprodurre in Opus, Vorbis, AAC, MP3 e FLAC lossless.

Solo gli esperti sembrano essere interessati al codec "corretto"

Siamo onesti: non sono così attento su quale codec sia nascosto dietro la musica che ascolto. L'ultima volta che ho rippato un CD è stato per ascoltare le tracce audio del mio corso di lingua francese. Il contenuto (90 minuti) si è compresso rapidamente risultando in 64MB. Personalmente utilizzo ancora FLAC per il download digitale di musica perché la qualità della compressione, per me, conta ancora di più rispetto alla quantità di spazio che questa occupa. 

Anche i servizi di streaming di musica comprimono i loro dati per ridurre i costi. La lista che segue mostra la massima qualità messa a disposizione da varie piattaforme:

La portata massima dei dispositivi disponibili

  Spotify Apple Music Tidal Hifi
Codec Vorbis AAC FLAC
Flusso massimo 320 kbit/s 256 kbit/s 1411 kbit/s
${app-com.spotify.music}${app-com.apple.android.music}

Quando è stata l'ultima volta che avete rippato un CD? Avete notato differenze di qualità quando ascoltate la musica in streaming o sul vostro smartphone?

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Eric Ferrari-Herrmann

Eric Ferrari-Herrmann
Editore

Eric è parte del team di AndroidPIT dal 2014 e si occupa di scrivere articoli per la versione tedesca del sito. Dopo un lento avvio con il Sony Xperia P, ha ben pensato di fare l’upgrade ad un Nexus 4 e grazie all’aiuto di Nico ha mosso i suoi primi passi nel mondo delle custom ROM. Ora che si definisce quasi un esperto, continua imperterrito ad armeggiare nel mondo del modding. Un’altra sua grande passione è il sushi.

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