Intelligenza Artificiale applicata all'arte: può un PC essere definito creativo?

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© Sarah Holmlund/Shutterstock

Quando un dipinto, il Portrait di Edmond Belamy, è stato venduto per 432000 dollari nell'ottobre dello scorso anno, si è scatenato un dibattito che ancora oggi è in fermento. La ragione non è stata il prezzo significativamente più alto delle stime, ma l'identità dell'artista: un computer dotato di Intelligenza Artificiale.

Portrait of Edmond Belamy è stato creato da un collettivo artistico parigino chiamato Obvious. Hugo Caselles-Dupré, Pierre Fautrel e Gauthier Vernier, il trio che sta dietro alla piattaforma, ha riferito che il dipinto è stato creato dall'intelligenza artificiale.

Il progetto ha sollevato molte domande sull'argomenti AI e la sua creatività. Sembra un po' di rivedere il dibattito sul copyright che si è scatenato dopo il selfie scattato dal macaco nel 2011. L'esemplare prese l'attrezzatura di un fotografo inglese e si scattò una foto da solo. Secondo il PETA, la foto non poteva essere divulgata, in quanto di proprietà della scimmia!

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Chi è il fotografo ora? / © Wikipedia

La foto è subito diventata di dominio pubblico dopo che Slate, il fotografo in questione, l'ha concessa in licenza alla Caters News Agency e, trattandosi dell'opera di un animale e non di un essere umano, il deposito online delle immagini ad utilizzo libero, Wikimedia Commons, ha poi sostenuto che non vi era alcun autore umano a cui spettasse il diritto d'autore.

Oggi, ho la sensazione che stiamo percorrendo la stessa strada con l'IA nel campo dell'arte. Se una macchina intelligente crea un quadro, o una canzone, o una poesia, o una scultura, a chi dobbiamo attribuire il merito della creazione? E se la risposta non è chiara, cosa farà il mondo dell'arte senza artisti riconosciuti?

Chi è il vero artista, il computer o gli umani che l'hanno programmato?

Portrait of Edmond Belamy è stato creato da un algoritmo composto da due parti. Sappiamo già che gli algoritmi possono essere dei falsari, potendo creare un quadro o un brano musicale nello stile di un artista presente in un database. Alimentato da 15000 dipinti tra il XIV secolo e il XX secolo, l'algoritmo è stato in grado di produrre un ritratto con uno stile simile. Amadeus Code, lo strumento AI per la composizione di canzoni, lavora sullo stesso principio.

Il secondo lato, noto come "discriminatore", agisce come organo di controllo. Si cerca di individuare la differenza tra le copie dettagliate di dipinti originariamente realizzati dall'uomo e le nuove creazioni prodotte dal cosiddetto "generatore". L'obiettivo del è quello di ingannare il discriminatore. Il generatore impara dai suoi errori, mentre il discriminatore svolge ipotesi corrette. L'idea è che insegnando all'AI come ingannare il "detective", la possa rendere più creativa.

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Il dipinto intitolato: Portraot of Edmond Belamy, creato da un'intelligenza artificiale. / © Ovious

Questo metodo è chiamato rete generativa in contraddittorio, o GAN. È stato creato da Ian Goodfellow nel 2014 e ha suscitato entusiasmo tra coloro che lavorano nel campo dell'apprendimento automatico. Il GAN è stato citato come un modo per dare alle macchine una specie di immaginazione, o qualcosa di simile a ciò che il termine equivale. Ma conta come vera creatività? Il GAN permette ad una macchina di diventare un artista?

Un approccio dall'alto verso il basso rispetto al basso verso l'alto

Potreste aver sentito parlare dei progetti top-down e bottom-up che sono popolari nelle strutture di pensiero, insegnamento o di leadership. Entrambi sono sistemi di elaborazione delle informazioni e possono essere utilizzati per aiutarci a capire cosa sta succedendo quando un algoritmo o l'AI sta risolvendo dei problemi.

L'approccio dall'alto verso il basso, a volte indicato come ragionamento logico, è quello in cui un programmatore immette informazioni e dati in un computer utilizzando una logica analitica, avendo già capito l'approccio necessario per risolvere il problema o il compito da svolgere. Il computer sfrutta poi degli algoritmi per ottenere un risultato finale.

L'approccio bottom-up consiste nel creare un sistema che è maggiore della somma delle sue parti, raggruppando sistemi o algoritmi più semplici o algoritmi che, se combinati, creano strategie molto più complesse. Non si tratta tanto di seguire le regole per trovare una risposta, quanto piuttosto di combinare molti processi più semplici per creare collettivamente idee più complesse. Se mai un'AI sarà veramente creativa, dovrà necessariamente sfruttare un approccio dal basso verso l'alto.

Così facendo, l'AI diventerà creativa?

Non c'è dubbio che con le nuove tecniche e i progressi nell'apprendimento automatico, siamo più vicini ai computer creativi di quanto non lo siamo mai stati prima, ma la domanda fondamentale rimane: il computer ha creato l'opera d'arte, o gli esseri umani l'hanno addestrato a farlo?

Un'altra difficoltà nel parlare del ruolo dell'AI nel mondo dell'arte è la definizione stessa dell'arte. Prima di iniziare ad a dire che possa essere realizzato qualcosa come la toilette di Marcel Duchamp, possiamo concordare sul fatto che ogni vera opera d'arte richiede un aspetto di originalità? Si potrebbe formare una persona (o un computer) a creare quadri nello stile di Pablo Picasso, o canzoni nello stile dei Nirvana, ma questo è diverso dal creare qualcosa di completamente originale.

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Gli strumenti di intelligenza artificiale possono creare canzoni, ma si basano fortemente sui set di dati per produrre risultati simili. / © NextPit

L'altro problema che ho nell'etichettare questo tipo di AI come "creativa" è l'aspetto dell'input umano. La macchina che ha creato Portrait of Edmond Belamy lo ha fatto perché è stata istruita a farlo dagli esseri umani stessi. Affinché le macchine possano essere classificate come creative, dobbiamo arrivare ad una situazione in cui l'intelligenza artificiale possa creare per amore dell'espressione, non dopo aver ricevuto specifiche istruzioni.

Sembra assurdo pensare che un computer possa avere voglia di dipingere, scrivere o comporre arte, ma è qui che dobbiamo arrivare, a mio avviso, prima di poter iniziare a classificare l'AI come l'artista dietro un'opera.

Voi che pensate? Arriveremo mai al punto in cui potremo tranquillamente chiamare i computer creativi? Condividete i vostri pensieri qui sotto nei commenti

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