Rinuncereste alla vostra intimità per uno smartphone scontato?

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© nextpit

Lo smartphone è diventato ormai il nostro compagno di vita, un oggetto irrinunciabile che ci accompagna dal mattino quando ci svegliamo alla sera quando ci mettiamo a letto (dormendo al nostro fianco in molti casi). Passa con noi i momenti migliori immortalandoli in delle splendide foto e ci consola nei momenti peggiori tenendoci compagnia. Ma possiamo davvero fidarci di lui? Ci tiene nascosto qualcosa? Possiamo davvero dargli accesso a tutti i dettagli della nostra vita in sicurezza?

"Gli smartphone economici stanno diventando più performanti e gli smartphone performanti stanno diventando più economici", con questa frase il famoso YouTuber Marques Brownlee definisce il trend a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Come dargli torto?

Gli smartphone economici stanno diventando più performanti

I tempi dei primi smartphone Android economici dalle prestazioni terrificanti (in senso negativo ovviamente) sono ormai passati e oramai qualsiasi smartphone è in grado di ottemperare alle funzioni essenziali e pure a molti extra nella vita di tutti i giorni.

Anche i cosiddetti "cinesoni", smartphone Android provenienti da aziende cinesi poco conosciute e solitamente dalla qualità minore rispetto alla concorrenza, hanno ormai fatto il salto di qualità e al giorno d'oggi possiamo portarci a casa uno smartphone con display FullHD, una doppia fotocamera e una connessione dati LTE a poco meno di 200 euro. A questa cifra, anni fa, potevamo aspirare ad uno smartphone dalle funzioni basilari e per utilizzare tale dispositivo dovevamo tirare fuori tutta la pazienza e la calma che c'era in noi.

Gli smartphone di fascia media e bassa condividono con i top di gamma un corpo unibody in metallo oppure una scocca in vetro. Ci sono smartphone economici con display bezelles, lettori di impronte digitali veloci e addirittura 6 o 8GB di RAM, non che ce ne fosse un reale bisogno. Quella che di solito manca è la potenza e la reattività che contraddistingue i top di gamma oltre che ovviamente fotocamere dalla qualità maggiore e display esageratamente definiti.

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Xiaomi Mi A1 è un'esempio di ottimo smartphone a basso costo. / © Xiaomi

Gli smartphone performanti stanno diventando più economici

Facendo il ragionamento inverso, è altrettanto vero che possiamo trovare smartphone con lo stesso hardware competitivo dei più famosi top di gamma a prezzo decisamente minore come accade con Xiaomi Mi MIX 2 e OnePlus 5T per esempio. Si, è vero, magari non possiamo contare su display edge come quello di Galaxy S8, non troviamo pannelli super risoluti come quello di Xperia XZ Premium o magari non troviamo tutte le funzioni extra date dall'intelligenza artificiale come accade sui Google Pixel 2.

Questi smartphone però sanno dire la loro e lo fanno con prestazioni impeccabili, display ottimi dai colori vivaci (anche se magari uno scalino più in basso per quanto riguarda la risoluzione), un'estetica accattivante e delle fotocamere degne di questo nome. A volte riescono a dire la loro anche grazie a software aggiornati più velocemente rispetto ai big del settore il che dal punto di vista degli utenti non può che far bene.

OnePlus 5T grazie ai suoi punti di forza si posiziona testa a testa con i big del settore ed il record di vendite annunciato dal co-fondatore Carl Pei su Twitter conferma come uno smartphone delle caratteristiche da top di gamma ad un prezzo scontato possa fare la differenza.

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Record di vendite per la società controllata da BBK Electronics. / © NextPit

Questo sconto, a volte, può costarci caro

A volte, sotto questi prezzi super convenienti e questi smartphone che sembrano delle offerte imperdibili, si nascondono delle sorprese davvero poco piacevoli. Non parlo solo dei piccoli difetti hardware come la finta seconda fotocamera di Dogee Mix o delle prestazioni decisamente sotto tono. Non parlo dei software che non verranno mai aggiornati o pieni di bug e problemi vari. Parlo della mancanza di sicurezza dei nostri dati.

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La seconda fotocamera di Doogee Mix non sembra in alcun modo aver effetto sulle foto. / © NextPit

Non è la prima volta, infatti, che degli smartphone di provenienza cinese di aziende poco conosciute vengono sorpresi con le mani in pasta mentre inviano i nostri dati senza consenso a server locati in Asia. Questo avviene solitamente con per via di applicazioni di sistema preinstallate ed a volte è possibile bloccare queste app disinstallandole.

Altre volte questi processi, il cui unico scopo è spiare l'utilizzo dello smartphone e di internet, sono nascosti e radicati all'interno del sistema stesso ed è impossibile venirne a capo. Il collega Andrea Ricci di Ridble ha curato l'argomento in maniera davvero approfondita e vi consiglio di dare un'occhiata al suo video se possedete uno smartphone cinese in modo da verificarne la sicurezza.

Affidandoci ai marchi più conosciuti siamo al sicuro...vero?

Bene, niente smartphone di dubbia provenienza dunque. A volte anche questo potrebbe non bastare. Recentemente anche aziende decisamente più conosciute come Wiko e OnePlus hanno avuto qualche piccolo problema per quanto riguarda la privacy dei propri utenti.

E' stato recentemente scoperto che la società francese Wiko preinstallava all'interno di alcuni suoi smartphone delle applicazioni che raccoglievano alcuni dati degli smartphone per inviarle ai server della società cinese Tinno all'insaputa dell'utilizzatore dello smartphone.

Wiko ha confermato la raccolta di dati con una dichiarazione ufficiale sul proprio sito e ha affermato che il Sales Tracking System (STS) verrà disabilitato e sostituito con un nuovo sistema di tracciamento delle vendite più discreto. Ha comunque smentito che i dati venissero inviati a dei server cinesi come affermato dall'utente Twitter @fs0c131y che ha per primo alzato l'attenzione sul problema. I colleghi francesi di Frandroid hanno seguito da vicino la vicenda e sono andati più nel dettaglio.

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Wiko aggiornerà i terminali e cambierà STS. / © NextPit

E la vostra amata OnePlus? Beh i problemi di OnePlus sono stati molteplici solo negli ultimi mesi di questo 2017. L'azienda colleziona dati di utilizzo dello smartphone per il miglioramento di Oxygen OS e questo è abbastanza normale. Tenere traccia delle applicazioni utilizzate, delle reti WIFI a cui gli smartphone si connettono e tutte le varie attività dell'OS fanno parte della collezione di dati utili alle aziende e quasi tutti effettuano questa raccolta di informazioni. Il problema è che OnePlus inseriva nel proprio database anche il codice IMEI, il numero di telefono e le reti telefoniche a cui i suoi smartphone erano collegati il che rendeva i dati anonimi di utilizzo davvero poco anonimi.

I dati erano divisi in due stream diversi: il primo con le informazioni di utilizzo ed il secondo con i dati del dispositivo.. Carl Pei ha dichiarato che l'azienda smetterà di raccogliere i dati più sensibili e gli smartphone verranno aggiornati per sistemare la problematica. In più ha affermato che è possibile in qualsiasi momento smettere di trasmettere i dati di utilizzo del primo stream disabilitando una voce apposita nelle impostazioni. Ma la vicenda non termina qui.

Qualche giorno fa lo stesso @fs0c131y ha segnalato che un'altra applicazione preinstallata all'interno degli smartphone OnePlus raccoglieva ulteriori dati come statistiche della batteria, kernel panic e altre informazioni di sistema mandandole ogni 6 ore ad un server posizionato a Singapore. Non solo, dopo ulteriori indagini sull'argomento, è stato scoperto che la configurazione di quest'applicazione può essere modificata da remoto e contiene dei metodi (non attualmente utilizzati per fortuna) per inviare anche informazioni riguardo il GPS (TYPE_LOGGING_GPS), il bluetooth (TYPE_LOGGING_BT), informazioni sulla fotocamera (TYPE_LOGGING_CAMERALOG) e, udite udite, possiede pure un metodo per la raccolta di file multimediali (getMediaFile).

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Comprereste comunque un OnePlus 5T? / © NextPit

Abbiamo contattato l'azienda per una dichiarazione ufficiale a riguardo ma la risposta che ci è stata data è che i rappresentanti dell'azienda sono impegnati con la promozione di OnePlus 5T con il tour europeo. Ovviamente la questione è ancora aperta e ritorneremo sull'argomento quando nuove informazioni saranno disponibili e quando OnePlus ci rilascerà un comunicato ufficiale sulla questione.

Anche Google non è uno stinco di santo

Anche la società di Mountain View è finita nell'occhio del ciclone in quanto si è scoperto che nonostante la disattivazione della localizzazione negli smartphone Android, i dispositivi continuavano a raccogliere dati sulle celle telefoniche nelle vicinanze permettendo di fatto un altro tipo di localizzazione degli utenti. Google ha dichiarato che la raccolta è iniziata nel 2017 ma i dati sono stati subito scartati e mai utilizzati in nessun modo. L'azienda ha affermato che questa raccolta dati sarebbe avvenuta nel tentativo di migliorare l'invio e la velocità di ricezione delle notifiche degli smartphone Android su rete dati ma che il progetto è stato abbandonato e non è stato portato a termine.

La raccolta del CellID è già stata quindi disattivata ma secondo alcune agenzie governative inglesi e coreane questa risulta come un'invasione della privacy in quanto, se una persona decide di non essere localizzata, la raccolta di tale tipo di informazioni va a violare i diritti dell'utente. Google non risulta ancora sotto inchiesta ufficialmente ma sono state richieste ulteriori informazioni, a mio parere non è comunque un caso allarmante come quelli di OnePlus e Wiko.

La nostra privacy è in pericolo?

Si e no. La risposta dipende molto dalla vostra concezione di privacy.

La maggior parte delle aziende raccolgono dati anonimi di utilizzo dello smartphone raggruppando statistiche su batteria, applicazioni installate, crash e molto altro. Questi dati sono comunque anonimi e non sono legati a nessun numero di telefono, account Google o quanto altro possa collegare i dati ad uno specifico utente. Questo rende la raccolta e l'invio dei dati possibile, potrebbe comunque non piacere a qualcuno.

Per esempio il mio concetto di privacy è poco estremo e sono disponibile a condividere i miei dati di utilizzo e anche alcuni dei miei dati personali se questo può contribuire a migliorare la mia esperienza come utente. Questo è il motivo per cui non ho problemi a tenere tutti i miei account Google sincronizzati, ad utilizzare Google Foto per il backup dei miei scatti e non ho problemi a mantenere la localizzazione GPS sempre attiva condividendola con alcune app e servizi. Tutto questo a patto di essere consapevole di ciò che sto condividendo.

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Giù le mani dai miei dati! ...a meno che io non vi dia il consenso. / © NextPit

L'invio dei miei dati allo scopo di creare statistiche, migliorare i servizi offerti da una determinata società o semplicemente per la vendita e il finanziamento di un produttore mi sta bene a patto di esserne avvisato e di poter scegliere se prenderne parte. Credo molta gente come me non abbia problemi nel condividere delle informazioni ma a patto questo avvenga sotto la luce del sole.

Quando questa invasione della privacy avviene in maniera silenziosa, invisibile e senza possibilità di scegliere, significa che qualcosa di losco sta per essere fatto con i miei dati e ciò non mi sta bene per niente. Per questo motivo preferisco continuare ad utilizzare servizi che utilizzano tutte le mie informazioni ma facendomelo presente ed evito le società che di tanto in tanto hanno problemi con la trasparenza.

Comunque sia, se si sceglie di utilizzare uno smartphone connesso ad internet (qualsiasi sia il brand o il sistema operativo) si deve mettere in conto che molti dati verranno condivisi e da questo non si può sfuggire.

Voi cosa ne pensate? Qual è la vostra idea di privacy? Prendete degli accorgimenti particolari per controllare le vostre informazioni su internet e su smartphone?

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2 Commenti
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  • Simone Costi 21
    Simone Costi 29 nov 2017 Link al commento

    Io ho sempre pensato fosse meglio comprare smartphone costosi perché i telefoni economici, alla fine, si rompono prima quindi spendi uguale ma in più tempo.


    • Simone Banaudi 18
      Simone Banaudi 4 dic 2017 Link al commento

      Non è più così