Wear OS: il nuovo nome non lo salverà

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© nextpit

Google ha da poco rinominato il suo sistema operativo per smartwatch da Android Wear a Wear OS. La ragione principale è quella di separare l'idea dei wearable dagli smartphone Android considerando che tanti utenti utilizzano iPhone come smartphone principale. Questo cambio di nome dovrebbe eliminare le barriere psicologiche di alcuni acquirenti aiutando Wear OS a diffondersi, secondo Big G. I problemi del software per orologi di Google sono però ben altri...

È inutile nascondersi dietro a un dito. Il sistema operativo per smartwatch Android Wear ha fatto un debutto in grande stile ma negli ultimi mesi (oserei dire anche anni) sta passando davvero un momento difficile. Apple Watch è il re del mercato degli indossabili e Google non riesce a tenere testa ad Apple nonostante l'ampia scelta di dispositivi disponibili in vari modelli, colori e prezzi. I problemi di Google e del suo Android Wear/Wear OS sono parecchi e di certo il nome non è il più importante da risolvere.

Evitare la frammentazione

Uno dei problemi principali con sui Google deve scontrarsi giornalmente è la frammentazione del proprio sistema operativo per smartphone. L'ultima versione di Android, Oreo, è disponibile appena sul 4,6% dei dispositivi dopo mesi dal rilascio ufficiale. Con Android Wear Google stava andando incontro allo stesso problema con dispositivi non aggiornati o aggiornati con un ritardo inaccettabile.

La politica sugli aggiornamenti dei wearable che utilizzano il sistema operativo di Google dovrebbe cambiare finché è ancora possibile evitare un problema simile a quello di Android su smartphone.

"Caro produttore, vuoi utilizzare il mio sistema operativo per wearable? Devi garantire che lo smartwatch venga aggiornato per 24 mesi (come minimo) ed entro un mese dal rilascio ufficiale della nuova versione."
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Secondo voi quanto ci metterà Android P a raggiungere il 5% degli smartphone? / © NextPit

Questa sarebbe una politica severa ma che garantirebbe il meglio per gli utenti. I produttori vogliono poter personalizzare il sistema operativo? Perfetto, liberi di farlo a patto che rimangano entro la tabella di marcia indicata. E' incredibile che Apple riesca ad aggiornare tutti gli Apple Watch in circolazione in tempi irrisori nonostante il suo prodotto sia il wearable più venduto al mondo ed i singoli produttori non riescano a seguire i pochi prodotti realizzati e venduti.

Il Play Store al polso è stata un'idea terribile

Il motivo principale che mi ha allontanato dai dispositivi Android Wear è stato l'aggiornamento alla versione 2.0 che ha portato con se il Google Play Store direttamente all'interno dello smartwatch. Da grande fan dell'OS per wearable di Google mi sono ritrovato a diventare uno dei più grandi oppositori.

Android Wear 2.0 è stata, per quanto mi riguarda, la peggior iterazione del sistema operativo per smartwatch di Google e una buona parte della colpa la posso dare al Play Store. All'inizio pensavo fosse una grande idea quella di avere uno store di app direttamente al polso senza essere obbligato a passare per lo smartphone. Mi sbagliavo di grosso.

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Google, perché mi fai questo? / © NextPit

Dopo l'aggiornamento a Wear 2.0 mi sono ritrovato a controllare il Play Store per aggiornamenti non sono sullo smartphone ma anche sullo smartwatch. La cosa peggiore è che non c'è più una coerenza tra le app installate sullo smartphone e quelle dello smartwatch, cosa che prima rendeva le cose chiare e veloci.

Prima se si utilizzava un'applicazione sullo smartphone che aveva una controparte wearable veniva automaticamente scaricata sull'orologio connesso al telefono in maniera trasparente e senza che l'utente se ne accorgesse. Gli aggiornamenti funzionavano allo stesso modo, si aggiornava l'applicazione sullo smartphone e l'app corrispondente sull'orologio veniva aggiornata di conseguenza.

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Gli orologi non sono ne brutti, ne poco validi. Il software invece... / © ANDROIDPIT

Ora gli aggiornamenti passano dallo store dedicato e alche il download e l'installazione delle applicazioni dedicate. A momenti mi sono trovato a cercare sull'orologio applicazioni che possedevo sullo smartphone senza trovarle perché non avevo ancora aperto lo Store sull'orologio ed iniziato il download. Frustrante, soprattutto se ci si accorge di questo fuori casa e senza WIFI.

La durata della batteria dovrebbe essere il primo pensiero

Ok: avere un sacco di funzioni, la connettività 4G e WIFI, un mondo di app e watchface (quadranti) è sicuramente piacevole. Perché concentrarsi su tante stupidaggini se il problema principale non è ancora risolto? La funzione principale di un'orologio è quella di permettere di leggere l'ora e a volte i dispositivi falliscono a questo fondamentale scopo per via della batteria scarica.

Il problema fondamentale di Wear OS (e prima di lui di Android Wear) è che si tratta di un sistema operativo basato su Android che di certo non è famoso per l'ottima gestione della batteria. Google non ha scritto un sistema operativo da zero per poi aggiungerne nuove funzioni, ha utilizzato Android come basta per poi togliere le cose in eccesso ed il risultato è quello di dover ogni giorno caricare lo smartwatch, sempre che non dobbiate farlo prima di sera. Una funzione di super risparmio energetico che utilizza utilizza solo orologio e contapassi sarebbe gradita in caso di livello di carica insufficiente.

Forse Fuchsia ci verrà in soccorso in futuro ma al momento la questione è semplice. Android non è adatto al polso.

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Cosa ci riserverà il futuro con Fuchsia? / © NextPit

Wear OS o Android Wear: poco cambia se gli utenti non sono soddisfatti

Credo che la prima preoccupazione di chi acquista uno smartwatch non sia il nome del sistema operativo che utilizza. Sono sicuro che chiedendo agli utilizzatori di smartwatch pochi di loro sapranno la differenza tra Wear OS, Android Wear, Watch OS o Fitbit OS. Le caratteristiche più importanti per gli utenti sono altre, tra queste:

  • Aspetto del wearable
  • Notifiche ed interazione con esse
  • Comandi vocali
  • Durata della batteria
  • Compatibilità con il proprio smartphone

Sinceramente sono abituato a togliere l'orologio andando a letto e metterlo in carica ogni sera, per me non è un problema. Il problema si presenta quando capita di dover andare fuori casa per qualche giorno e si è obbligati a scegliere tra portarsi dietro il caricatore dedicato o lasciare a casa lo smartwatch.

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Un nuovo nome ed un nuovo logo non bastano. / © Google

Da un lato, Google dovrebbe lavorare più da vicino con i produttori di chip come già fatto con Qualcomm ed il suo Snapdragon 2100 per ottimizzare il support oal proprio OS. Dall'altro, dovrebbe farsi venire in mente delle idee più rivoluzionarie di un banale cambio di nome della sua piattaforma per cercare di attirare l'utenza. I problemi da risolvere sono molti e Google ha scelto di partire dal meno importante per salvare una piattaforma che potrebbe già essere impossibile da salvare.

Voi cosa ne pensate? Avete già un wearable al polso? Se si, di quale si tratta?

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  • 7
    viespo 18 apr 2018 Link al commento

    Comprai il mio Smartwatch circa 3 anni fa, un Neptune Pine.Praticamente uno smartphone di 2-3 anni prima dentro un involucro non certo piccolo...prestazioni scarse ma per la mia necessità accettabili, 64gb di storage+microSD+Sim... No 4G ovviamente, mezzo gb di ram, mai aggiornato oltre KitKat (ancora non ottimizzato per quella quella ram).Android puro, con qualche app utilizzabile come smartwatch ma sopratutto un telefono vero (di scorta, volendo) con display utilizzabile ed alta espandibilità...batteria accettabile ma scarsa, risoluzione insufficiente per alcune app.Sogno un successore, FHD, con autonomia di almeno 8-9 ore display acceso come il mio Lenovo P2, magari rifinito meglio del Pine...